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Sarpi, Pàolo.

Storico e scienziato italiano. Avviato agli studi di filosofia, teologia, matematica, greco ed ebraico da padre Giovanni Maria Capella, nel 1566 entrò nell'ordine dei Serviti per poter seguire liberamente la propria inclinazione agli studi. Brillante nelle dispute teologiche, divenne teologo del duca di Mantova Guglielmo Gonzaga e lettore di teologia positiva. Diventato insegnante di filosofia a Venezia, nel 1578 ottenne a Padova la laurea in Teologia. Nell'anno successivo, a soli 27 anni, fu nominato provinciale dei Serviti; nel 1585, come procuratore generale del suo ordine, si trasferì a Roma, dove si trattenne fino a tutto il 1588, entrando in contatto con l'ambiente della Curia. La sua candidatura a vescovo di Caorle o di Nona (in Dalmazia), avanzata nel 1600 e nel 1601 dal Senato di Venezia, fu respinta da Clemente VIII, che lo riteneva responsabile di aver intrattenuto rapporti “con eretici”. Nel 1606 S. fu nominato teologo e canonista del Senato veneto ed ebbe una parte di primo piano nella controversia giurisdizionalista fra la Chiesa di Roma e la Repubblica di Venezia, che si era rifiutata di consegnare alla giustizia papale due ecclesiastici arrestati per reati comuni. Papa Paolo V reagì scagliando contro Venezia l'interdetto, atto di cui S. argomentò la non validità nelle sue consulte, raccolte nell'Istoria dell'interdetto e altri scritti. La contesa terminò nel 1607 con la sostanziale vittoria di Venezia e il ritiro dell'interdetto, ma il papa scomunicò S. condannando parimenti al rogo i suoi scritti. Quando il 5 ottobre 1607 S. venne ferito in un attentato, si indicò come mandante Gessi, nunzio da Roma; la sua responsabilità non fu, però, mai dimostrata. Negli scritti successivi S. accentuò le sue posizioni anticuriali; dialogò con esponenti protestanti, come P. du Plessis-Mornay, e il tedesco C. von Dona (tali corrispondenze furono raccolte nel 1931 in Lettere ai protestanti). S. partecipò anche alla diatriba che opponeva Venezia ad altre potenze (Spagna, Napoli, Roma, Ragusa) sul principio della libertà di navigazione in Adriatico, sostenendo nello scritto Dominio del Mar Adriatico della Serenissima Repubblica di Venezia la tesi del dominium gulfi da parte di Venezia. L'opera più importante di S. è la Historia del concilio tridentino, pubblicata a Londra nel 1619 sotto lo pseudonimo di Pietro Soave Polano e più volte ristampata nel XVII sec. in Inghilterra, Francia, Svizzera. Secondo S., che si basò su un'imponente quantità di documenti e di testimonianze, il Concilio di Trento rappresentò una tappa fondamentale della politica della Chiesa verso l'affermazione dell'assolutismo papale. L'opera fu condannata dalla Chiesa cattolica, che le contrappose quella del cardinale Sforza Pallavicino, e poté venire pubblicata in Italia solo nel 1761-68. S. fu anche scienziato, stimato da Galileo e indicato da numerosi medici contemporanei come precursore della scoperta della circolazione del sangue, avendo identificato le funzioni delle valvole delle vene. I manoscritti che testimoniavano tale attività scientifica andarono distrutti nel 1769 nell'incendio della biblioteca veneziana dei Serviti (Venezia 1552-1623).